Houzefa arriva dal Togo, ha 26 anni e 3 figli. Mamadou proviene dal Senegal. Vive grazie al lavoro in campagna. Ha un fratello a Roma.
La loro testimonianza ha emozionato soci e ospiti del Rotary Club Andria Castelli Svevi. Entrambi frequentano i corsi del Cpia “Gino Strada” di Andria per conseguire la conoscenza della lingua italiana e agevolarsi il cammino per diventare a tutti gli effetti parte integrante della comunità cittadina e del suo tessuto culturale.
A presentare Houzefa e Mamadou sono stati il Dirigente del Cpia “Gino Strada, Paolo Farina, e la docente Alba Berardi. Titolo dell’incontro: “La Scuola per il Diritto di Cittadinanza: luci e ombre dello Ius Scholae“.
La Presidente del Club, Nunzia Porzio, ha introdotto l’incontro: «Secondo gli ultimi dati resi disponibili dall’Ufficio Statistica del Ministero dell’Istruzione e del Merito, nelle scuole italiane ci sono oltre 900mila studenti non italiani: equivale all’11% della popolazione scolastica. Il riconoscimento della cittadinanza italiana anche attraverso opportuni interventi che coinvolgano il “pianeta – scuola” promuoverebbe l’integrazione e aprirebbe a un senso di appartenenza e partecipazione, teso ad una cittadinanza globale e un’identità multistrato».
Il Segretario Sabino Sernia ha fatto da moderatore e, indossando i suoi panni da avvocato, ha spiegato che la vigente legislazione sul Diritto di Cittadinanza necessita di significativi interventi di adeguamento a un quadro socio-politico profondamente mutato negli ultimi decenni.
«Luci e ombre dello Ius Scholae? L’ombra più grande è la mancanza di una legge. Le luci sono quelle che noi viviamo ogni giorno, a contatto con immigrati di tutte le età, che interagiscono con gli studenti del posto, nel rispetto delle rispettive identità culturali e religiose». Così Paolo Farina. Il Dirigente del Centro provinciale per l’istruzione per gli adulti ha aggiunto che «gli studenti immigrati non vengono esclusi dalle iniziative promosse per celebrare il Natale o la Santa Pasqua, come d’altro canto i locali accolgono di buon grado la modifica degli orari delle lezioni in occasione del Ramadan. Integrazione? Inclusione? Accoglienza? No: si chiama “umanità”».
Abbraccio, immaginazione, passione, cura: la docente del Cpia Alba Berardi racchiude in questi sentimenti il senso del lavoro che viene svolto nell’istituto:
«L’abbraccio vuol dire accoglienza, rispetto, disponibilità a ricevere prima ancora che a dare; l’immaginazione evoca il sogno e il sogno punta sempre al miglioramento, che nella nostra esperienza è reciproca; la passione induce la voglia di imparare e di crescere; la cura per cogliere le esigenze del momento, sostenere la gioia di tornare in classe. Noi e i nostri studenti viviamo la scuola non solo come luogo dove “prendere”, ma anche dove è possibile “donare”».
Lo Ius Scholae, insomma, non è legge, ma nei fatti esiste già.
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